martedì 25 marzo 2014

Primo turno delle municipale in Francia, il rifiuto dei partiti pubblicizati


Il PRIMO TURNO DELLE MUNICIPALI CONFERMA IL RIFIUTO MASSICCIO DEI PARTITI POLITICI PUBBLICIZZATI

 COMUNICATO STAMPA DELL'UPR

astensione al primo turno delle municipale 2014 in Francia

I risultati del primo turno delle elezioni comunali del 23 marzo 2014 hanno confermato la profonda sfiducia del popolo francese verso l'intera offerta politica pubblicizzata, Front National (FN) compreso.
La lezione principale di questa elezione si trova infatti nel tasso di astensione drammatico. Ha stabilito un nuovo record nella storia della Quinta Repubblica, volando di 5,1 punti rispetto al voto precedente, al 38,6% del collegio elettorale secondo i dati disponibili.

I leader politici e dei media hanno ancora una volta relegato in secondo piano l'importanza cruciale di questo fenomeno e hanno oscurato il suo profondo significato.

Fedele alle melodie che suonano per decenni, hanno preferito spingere i loro abituali gridi di indignazione in televisione rispetto a questo ennesimo "passo avanti dello FN" che fingano di temere più di ogni altra cosa.

Tuttavia, questa cosiddetta "svolta" non esiste, in primo luogo perché i media si concentrano esageratamente su alcune città - in realtà diverse in ogni elezione - dove il FN ha riuscito un ottimo punteggio. Se consideriamo la massa agglomerata, resta marginale rispetto ai 36.000 comuni di Francia e 44,6 milioni di elettori. La verità è che il FN, ancora una volta, è rimasto confinato nel "soffitto di vetro" sociologico, analizzato da tutti gli scienziati politici da lungo tempo, che spiega che questo partito non potrà mai rappresentare un corrente maggioritarie ad un livello nazionale.

Avendo le più grande difficoltà per trovare persone disposte ad andare fuori di anonimato per fornire le sue liste, il FN non ha esitato a reclutare persone in fine vita (morte alle urne), "cittadini europei" esteri e anche persone contro la loro volontà. E anche cosi, ha potuto, in totale, presentare liste solo in 596 Comuni, soprattutto città medie e grande.

Questo è il motivo per cui i risultati ufficiali gli danno infine solo punteggi molto bassi a livello nazionale:
il FN ha ottenuto solo 4,65% dei voti espressi, che rappresenta 2,85% degli elettori registrati, e 1,27 milioni di francesi. Il FN continua ad essere respinto, come lo è dalla sua fondazione 42 anni fa, dalla stragrande maggioranza degli elettori.

I media televisivi principali non hanno, tuttavia, risparmiato i loro sforzi nel promuovere instancabilmente il FN durante questa campagna comunale.
 
I rapporti di campagna fatte dal Consiglio superiore dell'audiovisivo (CSA), sul periodo di "cristallizzazione" dell'opinione dal 10 Febbraio al 14 Marzo del 2014 hanno rivelato che il FN ha beneficiato globalmente di 26,0% del tempo di parola su tutti gli 8 canali TV registrati.

La percentuale del 26% è oggettivamente scandalosa e ingiusta. Perché significa che il FN ha ricevuto su tutte televisione francese nel complesso, un tempo di parole di 2-3 volte piu (rispetto a il conto degli elettori registrati o votanti) dei punteggi elettorali che ha fatto a primo turno delle elezioni nel 2012: 14,2% degli iscritti (17,9% dei votanti) nelle elezioni presidenziali; o 7,8% degli iscritti (13,6% dei votanti) alle legislative.

Quindi, il tempo di parole televisivo di 26,0 % dato allo FN è arrivato in seconda posizione, subito dopo l'UMP (28,1%) e davanti al PS (25,6%).

Questo evidenziamento dello FN è particolarmente scandaloso in questo caso perché il FN aveva candidati alle elezioni comunali per meno di un terzo della popolazione francese, molto meno di UMP e PS.

Così, i media che fingono pubblicamente di essere inorriditi dalla "svolta FN" fanno tutto per incoraggiarlo in sotto-mano. Si noti inoltre che due canali televisivi si sono distinti nella promozione dello FN in modo stravagante: France 3 ha dato il 30% del tempo di parola complessivo registrato al partito della famiglia Le Pen, e BFMTV il 43 %.

In questo contesto, il punteggio del 4,65% al primo turno delle elezioni comunali è un fallimento per il FN e i canali TV principali. Se BFMTV aveva speso l'80% del suo tempo al discorso politico allo FN, forse avrebbe ottenuto uno percento in più ...? Tutte queste statistiche sull'apertura di tempo di trasmissione allo FN rendono ridicolo il ruolo e l'azione del CSA che è condannato a notare che il principio di "equità", che egli stesso ha promulgato, è completamente calpestato.

In totale, i tre partiti FN-UMP-PS hanno preso 4/5 (79,7%) del tempo di parole registrata in televisione. L'UPR misura, ancora una volta, durante le elezioni comunali, come la scena politica francese è diventata un teatro delle ombre crepuscolare. I partiti politici che si battono per l'Europa o per una "altra Europa", tra cui lo FN, sono ridotte ad un gioco di ruolo pietoso, che un numero crescente di francesi, rifugiati nell'astensione, rifiuta con disgusto.

Il fatto che l'astensione vola di record in record dimostra che i francesi vogliono qualcosa di diverso della scelta forzata che i media mainstream impongono. I francesi vogliono che siano presentate forze politiche completamente nuove, sia nella forma che nella sostanza, le cui analisi, proposte e l'etica comportamentale si distinguerebbe in modo decisivo con i partiti esistenti.

E' sufficiente rilevare l'affluenza che realizza l'UPR su Internet - il sito è ora secondo nella classifica mondiale dei siti di partiti politici francesi secondo Alexa Ranking - per sapere cosa i francesi stanno cercando.


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Traduzione Gigi Houille







Peggio del rumore degli stivali...
    ...il silenzio delle pantofole !
                                                       
Max Frisch


martedì 18 marzo 2014

Scacco matto: Le proteste di Washington e l'Unione europea contro il referendum in Crimea sono indecente e patetiche

Scacco matto: Le proteste di Washington e l'Unione europea contro il referendum in Crimea sono indecente e patetiche



Il giorno 16 Marzo 2014 è stato caratterizzato dalla realizzazione del referendum senza problemi in Crimea. A circa 1.515.000 elettori era chiesto di scegliere tra due opzioni:

    * "Vuole l'annessione della Crimea alla Russia come una soggetto federale?"

    * o "Siete per il ripristino della Costituzione della Repubblica di Crimea di 1992 e lo status della Crimea nel Ucraina?".

Questa doppia domanda - ignorata dai media mainstream occidentali - si riferiva ad una serie di fatti ignorati dalla maggior parte dei cittadini e che sono comunque di grande importanza per capire la situazione nella sua interezza.
Vale a dire:

     a) – La Crimea, che era russa da Caterina la Grande nel XVIII secolo, era stata proposta dalla Repubblica Socialista Sovietica di Russia alla Repubblica Socialista Sovietica dell'Ucraina nel 1954 da una decisione di Krusciov;

     b) - Dopo il crollo dell'Unione Sovietica nel 1991, la Crimea era rimasta all'interno dell'Ucraina da poco indipendente, ma gli è stato dato lo status di repubblica autonoma. Secondo la sua prima Costituzione di 1992, la Crimea definiva i suoi rapporti con lo Stato ucraino sulla base di accordi bilaterali.

     c) - La Rada suprema (parlamento ucraino) nel marzo 1995 aveva abolito la Costituzione di 1992, eliminando de facto l'autonomia di Crimea.

I risultati del referendum indicano che la connessione alla Russia è stato un maremoto, con il 96,7% dei votantia favore e affluenza di 83,71%, in accordo anche con quanto tutti gli osservatori e gli esperti della regione anticipavano. 
Sono quindi l'80% degli elettori registrati in Crimea che hanno fatto attivamente l'azione di votare a favore dell'annessione della Crimea alla Russia, e che anche se alcune organizzazioni tartari avevano chiesto l'astensione. 
Questo risultato - che sembra essere stato ottenuto in condizioni elettorali non discutibili - ha scatenato una reazione immediata dalla Casa Bianca. Il portavoce per l'esecutivo statunitense Jay Carney ha detto in una dichiarazione che gli Stati Uniti "rifiutano il referendum che ha avuto luogo oggi" che "era contrario alla Costituzione dell'Ucraina, e organizzata sotto la minaccia di violenze dalla Russia."

Questa dichiarazione ufficiale della presidenza degli Stati Uniti è l'occasione per ricordare ciò che è stato l'atteggiamento di Washington nei casi precedenti analoghi. 
Non ricordiamo qui il caso della dissoluzione della Jugoslavia, tra cui l'indipendenza del Kosovo, in quanto sono abbastanza ben riassunte in recente articoli tra questo (in francese) sul sito Huffington Post :

Tuttavia, credo sia utile ricordare qui quello che era l'atteggiamento di Washington in materia – e anche molto più recente - il referendum per l'indipendenza del Sud Sudan, tenutosi nel gennaio 2011, 3 anni fa. 
Questo richiamo è tanto più interessante da fare che John Kerry, al momento senatore democratico del Massachusetts senatore e presidente della Commissione degli Affari Esteri del Senato, era al fronte del palco per fornire tutto il supporto degli Stati Uniti a cosa ??? Giustamente al REFERENDUM organizzato nel unica provincia separatista del Sud Sudan.


Gennaio 2011: JOHN KERRY PORTA TUTTO IL SOSTEGNO DEGLI STATI UNITI AL REFERENDUM SULLA SEPARAZIONE DEL SUD SUDAN DAL SUDAN

Il sostegno degli Stati Uniti per il referendum dei secessionisti del Sud Sudan è stata ben descritto nel articolo dedicato dal serrissimo quotidiano americano "Boston Globe" sul viaggio di John Kerry nel Sud-Sudan nel gennaio 2011, vi presento qui di seguito: http://www.boston.com/news/world/africa/articles/2011/01/10/kerry_hails_peaceful_independence_vote_in_southern_sudan/

TITOLO: Kerry saluta il voto pacifico per l'indipendenza del Sud Sudan
- Articolo del Boston Globe del 10 gennaio 2011 -

Il senatore John Kerry , che ha lavorato per mesi per evitare lo scoppio di una nuova guerra civile in Sudan, è andato nel Sud-Sudan vedere le file di milioni di persone in attesa di votare per la creazione di un paese indipendente in uno grande e pacifico referendum.
Kerry, che presiede la commissione affari esteri del Senato, ha detto in un'intervista telefonica che "essere presente alla potenziale nascita di una nazione e vedere l'esuberanza, l'emozione e la gratitudine del popolo del paese, è molto speciale". "Non si può fare a meno di essere toccati da essa. Mi ha reso orgoglioso di ciò che il nostro paese ha fatto perché questo accada."

Il democratico del Massachusetts ha viaggiato per tre volte in Sudan da ottobre facendosi il relé dei messaggi accuratamente formulati dell'amministrazione del presidente Obama per allontanare un nuovo focolaio di violenza. Un vecchio conflitto per decenni tra il nord e il sud è già costata la vita a quasi 2 milioni di persone.
Finora, sembra che gli sforzi di Kerry - con il lavoro di altri emissari provenienti dagli Stati Uniti, Europa e Africa – hanno funzionato. Nonostante alcune schermaglie nella città di confine di Abyei, gli avvertimenti su una possibile esplosione di tensioni etniche sembrano essere stati esagerati.
Il referendum programmato per durare una settimana è iniziata, nonostante le affermazioni di alcuni analisti sulla mancanza di preparazione. 
"Hanno sbagliato tutto", ha detto Kerry al telefono da Gerusalemme, dove si fermò a cena con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, sulla via del ritorno a Washington.
John Kerry presidente della commissione degli 
esteri al senato, sul referendum del Sud Sudan.
Molti dei sforzi di Kerry in Sudan erano incentrata sulla presentazione di incentivi offerti dall'amministrazione Obama ai leader arabi del nord, tra cui il ritiro dello stato sudanese dalla lista degli sponsor del terrorismo, al fine di incoraggiarli ad accettare la perdita di un terzo del proprio territorio e una parte importante del loro petrolio. Ieri Kerry con ottimismo considerava che la possibilità di ripresa della guerra è stata evitata.
"Penso che il giudizio entrambi Nord e Sud è che la guerra non beneficerà a nessuno", ha detto. Ma ha riconosciuto che le questioni difficili rimangono, come la demarcazione dei confini, la definizione di criteri per la cittadinanza e la condivisione dei proventi petroliferi.
"C'è un rischio di incomprensioni, errori, cattive politiche", ha detto.
Kerry ha detto che il successo del referendum nel sud è in grado di cambiare le dinamiche di tutta la regione dilaniata dalla guerra, così come in Darfur, la regione occidentale del Sudan dove una rivolta separatista contro Khartoum è stata schiacciato da milizie arabe sostenute dal governo che ha lanciato campagne di sterminio in gran parte equivalente a un genocidio. 
Ha detto che il voto pacifico nella zona sud potrebbe rafforzare la pace in Darfur, dando impulso ai negoziati di pace, e aiutare la comunità internazionale a isolare coloro che trascinano i piedi per firmare un accordo di pace. 
"Credo che il Darfur possa essere risolto", ha detto Kerry, che ha visitato la regione turbata venerdì. 
Ieri, Kerry ha sottolineato questo momento storico in un discorso in cui ha citato le Scritture nella cattedrale affollata a Juba, capitale del Sud Sudan, la regione delle dimensioni del Texas sta rapidamente diventando il paese più giovane del mondo.
 "Come cattolico e una persona di fede, e come una persona coinvolta nella vita pubblica, non posso fare a meno di pensare alla rilevanza di ciò che ci porta qui, in questo luogo di culto, e ciò che ci porta ad accettare la sfida di costruire una nazione" ha lanciato davanti tutto il pubblico in piedi.
Kerry è arrivato in Sudan il martedì e ha trascorso due giorni con i leader di Khartoum, la capitale del nord a maggioranza araba, che ha cercato di imporre la legge islamica al sud, a maggioranza cristiana e animista. Sempre diplomate, Kerry ha reso omaggio ieri ai leader del nord, dicendo: "In una certa misura, il Nord era in grado di stare lontano dal percorso critico".
Ieri mattina, Kerry ha visitato il mausoleo di John Garang, il leader dei ribelli del Sud che aveva sviluppato un progetto democratico per il Sudan ed è stato ucciso in un incidente aereo nel 2005 a Juba. Poi ha visitato i seggi elettorali, e ha parlato con persone che erano rimasti in coda tutta la notte per votare. Nella cattedrale Kator, si è seduto accanto a Salva Kiir, presidente del Sud Sudan, e gli diede un cappello da cowboy. 
"Buona fortuna a tutti voi e buona fortuna per il viaggio a venire", ha detto al pubblico.


Marzo 2014: JOHN KERRY ANNUNCIA CHE GLI STATI UNITI CONDANNNANO il REFERENDUM SULLA SEPARAZIONE DELLA CRIMEA DALL'UCRAINA E NON RICONOSCONO I RISULTATI


John Kerry a proposito del referendum per l'indipendenza della Crimea
Tre anni dopo, il cambio di postura del Tartufo John Kerry – nel frattempo diventato segretario di stato americano- è completo.
Non è più nel Sud Sudan ma in Crimea, e entrambi i casi, si tratta di un referendum secessionista deciso da una parte del territorio di uno Stato sovrano contro la volontà del suo governo centrale.
Ma questa volta, questa procedura, che John Kerry ha cosi altamente approvato “come cattolico e una persona di fede, e come una persona coinvolta nella vita pubblica” nella cattedrale di Juba quando accadeva nel Sud Sudan, improvvisamente non trova più l'approbazione del suo parere.
Venerdì 14 marzo, ha dichiarato pubblicamente infatti da Londra, dove ha incontrato il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov che:
Gli Stati Uniti dichiarano illegittimo il referendum sullo status politico della Repubblica ucraina di Crimea in programma per il 16 marzo e ha promesso di punire la Russia in caso si opera
Gli Stati Uniti hanno una posizione chiara sul referendum: noi crediamo che sia contrario alla Costituzione, le norme internazionali ed è illegittimo. Noi non riconosciamo i risultati del referendum.”


Fermiamoci un attimo su queste due affermazioni, che renderebbero “illegittimo” il referendum in Crimea : 
a) Il referendum in Crimea sarebbe " in contrasto con gli standard internazionali " ?

Della parte di Washington, questo argomento è risibile quanto odioso di ipocrisia.
  • In cosa il referendum per l'indipendenza del Kosovo (indipendenza ardentemente sostenuto da Washington) - provincia serba che la metà degli Stati di tutto il mondo continuano a rifiutarsi di riconoscere diplomaticamente - era più compatibile con le "norme internazionali" ?
  • In cosa la guerra in Iraq, decisa da Washington nel 2003 senza il consenso del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, e il motivo false per il possesso di armi di distruzione di massa da parte di Saddam Hussein, era più compatibile con le "norme internazionali" ?
  • In cosa la detenzione di prigionieri nel carcere statunitense di Guantanamo senza processo per 12 anni, è più coerente con le "norme internazionali" ?
  • In cosa lo spionaggio generalizzato, sia dei governi e le loro amministrazioni o centinaia di milioni di esseri umani, è più coerente con le "norme internazionali" ?
  • Etc...
b) Il referendum in Crimea sarebbe "contrario alla Costituzione [ucraina]"?

Ancora una volta, l'argomento di Washington è rivoltante di ipocrisia.

Ricordiamo che il colpo di stato organizzato da Washington a Kiev, con gli attivisti neonazisti di Svoboda e pravý Sektor era totalmente incostituzionale. Il rovesciamento del presidente dell'Ucraina Viktor Yanukovich ha violato l'articolo 111 della Costituzione ucraina, che prevede che la Corte Costituzionale deve pronunciarsi con l'accusa di alto tradimento. Inoltre, è richiesta la maggioranza dei 3/4.

In nome di cosa i dirigenti di Washington - che hanno violato passando il principio di non ingerenza negli affari interni di un altro Stato cui all'articolo 2 della Carta delle Nazioni Unite - possono avere l'audacia di chiedere alle autorità della Crimea di rispettare le regole del diritto costituzionale che essi stessi hanno preso l'iniziativa di calpestare?

Il DOPPIO STANDARD DI WASHINGTON E DELL'UE SI BASA SOLO SUL CINISMO E L'IPOCRISIA

Naturalmente , il doppio standard di John Kerry sul referendum in Sud Sudan e il referendum in Crimea ha delle spiegazione. Spiegazioni in cui gli interessi geopolitici più cinici, ovviamente, hanno la precedenza sulle lezione moralistiche odiose dietro le quale tentano di nascondersi.

Per quanto riguarda il Sud Sudan, Washington ha insistito per avere la partizione del Sudan, il più grande paese dell'Africa, poiché il regime di Omar El-Bashir si era proclamato islamista e una potenziale minaccia per la sicurezza d'Israele, a manovrare dietro (non è un caso che l'articolo del Boston Globe, sopra riportato, sottolinea che John Kerry era tornato dal Sud Sudan attraverso Gerusalemme). A questa strategia regionale si aggiungeva un importante interesse energetico visto che la partizione del Sudan ha permesso al nuovo Stato del Sud Sudan di ereditare di circa il 70 % dei giacimenti di petrolio. Poiché questo nuovo Stato deve la sua nascita al unico desiderio americano, il calcolo di Washington, era quello di mettere la mano sulla ricchezza petrolifera.

Il Sud Sudan sul orlo della guerra civile
Notiamo di passaggio che le profezie idilliache fatte da John Kerry nel 2011 in Sud Sudan si sono trasformate in un incubo sinistro. 

Tre anni dopo, il Sud Sudan sta sprofondando nella guerra civile e il disastro totale. Da metà dicembre 2013, centinaia di persone sono state uccise in scontri tra i ribelli dell'ex vicepresidente Riek Machar, licenziato nel mese di luglio, e l'esercito sud sudanese e decine di migliaia di civili hanno dovuto fuggire la violenza. 

 
Un disastro recente e poco conosciuto dalla diplomazia americana. Come lo intitola questo articolo di Le Monde del 20 dicembre 2013, “Il sud Sudan sull'orlo della guerra civile”. 
E' una buona illustrazione di cosa valgono le profezie liriche e le lezione di morale di Washington, che ricoprano generalmente solo dei calcoli del cinismo lo più sordido.


 
Per quanto riguarda l'Ucraina e la Crimea, Washington vuole perseguire la sua strategia di accerchiamento della Russia, che è più volte spiegate nelle conferenze dell'UPR e che è spiegata senza mezzi termini nel libro di Zbigniew Brzezinski dal titolo La Grande Scacchiera.

I leader americani erano determinati a preservare l'unità della Ucraina - e si indignano qui per l'idea di una partizione, che hanno invece organizzato in Sudan! - Nella speranza che un Ucraina unificata entrasse nell'UE e nella NATO, che potrebbe poi estromettere la Russia dal Crimea. Che infine priverebbe la flotta militare russa di strutture strategiche e servizi essenziali come il porto di Sebastopoli è l'unico accesso marittimo della Russia verso i mari caldi.

CONCLUSIONE: IL REFERENDUM IN CRIMEA E' UN NUOVO SEGNO DEL DECLINO RELATIVO DELLO STRAPOTERE AMERICANO (E DELL'UE)

In realtà, il referendum in Crimea - e l'annuncio immediato della effettiva annessione della Crimea alla Russia da Lunedi, 17 Marzo - riflette sia il trionfo della diplomazia russa e il clamoroso fallimento dei piani eccezionali costruiti dai metà pazzi del Pentagono e il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti.
Certo, Washington ha suggerito, una volta che i risultati sono noti, che vedremmo cosa vedremmo. E i suoi satelliti ottanizzati, legati nella cosiddetta "costruzione europea", hanno spinto gridi di indignazione impotente, come un serraglio di eunuchi che cadendo in deliquio davanti ad una malattia del loro padrone.

Questo piccolo mondo che annuncia ritorsioni a gran suono di tromba. Ma la montagna ha una buona probabilità di dare alla luce un topo, tanto misure di contro-ritorsioni russi o potrebbero provocare un impatto molto maggiore contro un'Europa già correvano. E tanto più che il punteggio del 96,6 % dei votanti a favore dell'unificazione con la Russia, accoppiato con una partecipazione travolgente sono ancora alcuni dati del mondo reale difficile a passare attraverso profitti e perdite ...

In breve, la maschera è caduta : l'Occidente, completamente dominata da una oligarchia atlantista mezzo matta e sigillato da una crisi economica e sociale finanziario e morale senza precedenti, ha giocato. E l'Occidente ha perso. Scacco matto.
Proteste da Washington e le sue pedine-europei contro il referendum in Crimea sono entrambi indecenti - dal loro cinismo e ipocrisia - e patetiche, dalla furia impotente che tradiscono.
Si tratta di un nuovo sintomo di declino relativo - ma irresistibile – della strapotenza americana.

François ASSELINEAU presidente fondatore dell'UPR
16 mars 2014

fonte
traduzione Gigi Houille






venerdì 7 marzo 2014

Communicato stampa dell'UPR / Ucraina


Ecco un communicato dell'UPR che ha il merito di mettere in avanti il cambiamento di discorso dell'UE nei rapporti con il governo Yanukovich.

COMUNICATO - L'UPR chiede una inchiesta sui centinai di milioni di euros datti dai francesi all'Ucraina, trammite l'UE.


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COMUNICATO STAMPA
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RIASSUNTO: richiesta dell'UPR per un'inchiesta parlamentare ufficiale in merito all'utilizzazione finale precisa dei 120 milioni versati dai contribuenti francesi - attraverso la Commissione Europea - al regime di Viktor Yanukovich e le centinaia di milioni di euro supplementari che il governo vuole ora pagare - ancora una volta attraverso l'UE- al nuovo regime golpista.

L'UPR ricorda che dalla sua elezione – il 7 febbraio 2010 – e fino al 20 novembre 2013, vale a dire per 3 anni e 9 mesi, il presidente ucraino Yanukovich è stato considerato da tutti i leader euro-atlantisti – e notevolmente in particolare dai leader francese Nicolas Sarkozy e François Hollande - come un uomo rispettabile e condividendo a un tale punto i “valori' dell'occidente che lo hanno aiutato con finanziamenti massicci per portare il suo paese nella UE e la NATO.


L'Unione europea ha infatti pagato € 2,5 miliardi in sussidi per l'Ucraina dal 1991 e questo massiccio sostegno finanziario è stato ulteriormente aumentato durante la presidenza di Viktor Yanukovich. Solo negli anni 2011-2013, la Commissione europea ha pagato 470,1 milioni di € nella sola Ucraina al titolo della "Politica europea di vicinato" (PEV).


I fondi detto "europei" sono effettivamente pagato dai contribuenti nazionali, può essere stimato a circa 120 milioni di € l'importo complessivo che i contribuenti francesi hanno pagati attraverso l'Unione europea, al regime di Yanukovych dal febbraio 2010 al febbraio 2014.
Queste generosità sulle spalle del contribuente francese sono state fatte in un momento in cui il governo francese, ordinato dalla Commissione europea di ridurre il deficit di bilancio, tagliava nella nostra spesa pubblica anche a rischio di interrompere tutti i servizi pubblici (prefetture, scuole, ospedali, stazioni di polizia e stazioni di polizia, ecc.)

Messaggio di congratulazioni inviato il12 febbraio 2010 dal Segretario generale della NATO a Viktor Yanukovych, in occasione della sua elezione a presidente dell'Ucraina



In occasione del vertice UE-Ucraina a Bruxelles il 25 febbraio 2013, il presidente Yanukovich è stato ancora presentato dai leader europei come un uomo molto frequentabile ... http://www.european-council.europa.eu/home-page/highlights/eu-and-ukraine-towards-closer-relations?lang=fr

L'UPR ricorda inoltre che è la decisione presa il 20 novembre 2013 dal presidente Yanukovich, di rinunciare ai progetti di accordi con l'Unione Europea e la NATO, che hanno innescato la crisi nella quale si trova l'Ucraina.
Questo spostamento risultante dalla decisione del presidente Vladimir Putin di aumentare significativamente l'assistenza finanziaria russa ai leader ucraini, i leader euro-atlantisti hanno reagito come mafiosi. Furioso che la politica del presidente Yanukovich era semplicemente quella di offrirsi alla migliore offerta, improvvisamente ad alta voce si sono messi a denunciare la corruzione di un regime che avevano fino ad allora stati i principali corruttori.


Quindi si sono in un momento avvisati che il regimo ucraino era infrequentabile perché violava i diritti umani, i servizi di Washington hanno messo in opera un colpo di Stato per istallare a Kiev una squadra di governa tutta disposta ad obbedirgli.

La discussione telefonica segreta – rivelata al mondo intero dai servizi russi – nella quale Victoria Nuland, sotto-segretaria di stati americana indica all'ambasciatore americano a Kiev George Pyatt quale devono essere i prossimi dirigenti ucraini scelti da Washington, tolga tutto dubbio rispetto alla realtà del complotto.

In queste condizioni:

     1) L'UPR chiede a François Hollande di avere la decenza di non invocare i grandi principi democratici quando sostiene il colpo di stato guidato da Washington contro il presidente democraticamente eletto Yanukovich, la cui popolarità in Ucraina è stata più alta di quella di Hollande in Francia.


 
     2) L'UPR richiede che un'inchiesta parlamentare ufficiale, basandosi su Interpol, presenta ai Francesi a cosa esattamente hanno servito i circa 120 milioni che hanno pagato - attraverso la Commissione Europea - al regime del presidente Yanukovych dal mese di febbraio 2010 e questo con il pieno consenso dei presidenti Sarkozy e Hollande.

      3) In questi tempi di implacabile rigore di bilancio, l'UPR, infine, chiede al Governo di indicare ai francesi la somma esatta dei nuovi aiuti - ancora più significativi - che sta per riversare, tutto in nome del suo quota nell'Unione europea, ai nuovi golpisti ucraini scelti da Washington.

Per fare in modo che i cittadini francesi capiscono come vengono utilizzate le tasse, l'UPR chiede che la somma della nuova assistenza francese all'Ucraina sotto dominio americano si traduce in posti di insegnamento equivalenti, funzionari dell'ospedale e di polizia rimossi per causa del disavanzo eccessivo.