lunedì 30 settembre 2013

L'avvertimento premonitore del General De Gaulle


L'avvertimento premonitore del Generale De Gaulle




Nel suo ultimo libro « Mémoires d'espoir » pubblicato nel 1970, il Generale De Gaulle avvertiva gli europei e gli Francesi di una possibile evoluzione tecnocratica di una costruzione europea fatta contro la libertà e l'interesso dei popoli.

"Iniziata l'opera del mercato unico, questa porterà un largo spiegamento di attività, non solo tecniche ma anche diplomatiche. L'operazione, indipendentemente del suo lato economico, si trova avvolta di intenzioni politiche caratterizzate che tendono a togliere alla la Francia la sua sovranità. Pertanto, mentre la Comunità si costruirà, in diverse occasioni, sarò portato ad intervenire per scongiurare le minacce alla nostra causa. La prima è l'ambiguità originale dell'istituzione.

Essa vuole - è sarebbe già tanto ! - l'armonizzazione degli interessi concreti dei sei Stati, la loro solidarietà economica vis-a-vis di fuori e, se possibile, il loro dialogo nell'azione internazionale ?
O è destinata a raggiungere la piena fusione delle loro economie e le loro politiche in modo che scompaiono in un'unica entità con il Governo, il Parlamento, le leggi e che governerà a tutti gli effetti i suoi soggetti di origine francese, tedesco, italiano, olandese, belga o lussemburghese, diventati concittadini di un paese artificiale portato avanti dalle cervelli di tecnocrati ?

È ovvio che, senza gusto per le chimere, sono d'accordo con la prima idea.. Ma la seconda porta tutte le speranze e tutte le illusioni della scuola sovranazionale. Per questi campioni dell'integrazione, "l'esecutivo" europeo già esiste: è la Commissione della Comunità economica formata, è vero, da persone designate dai sei stati, ma che non dipende da loro in alcun senso.

Per ascoltare il coro di coloro che vogliono che l'Europa sia una federazione, anche se senza unificatore l'autorità, l'iniziativa, il controllo, il bilancio, appendici di governo, devono ora appartenere nell'ordine economico, al quel coro di esperti, tra cui - ciò che può essere indefinitamente estensivo - in termini di relazioni con l'estero.

Per quanto riguarda i ministri "nazionali", i quali non si possono ancora togliere per l'applicazione, basta solo di convocarli periodicamente a Bruxelles, dove riceveranno gli istruzioni speciali della Commissione rispetto al loro ministero.

D'altra parte, gli stessi creatori di miti vogliono vedere all'Assemblea, riunita a Strasburgo con deputati e senatori rappresentanti delle Camere degli Stati membri , un "Parlamento europeo", che ha, senza dubbio, nessun potere effettivo, ma che dà “all'esecutivo" di Bruxelles un'apparenza di responsabilità democratica.
(...)

A che profondità di illusioni o pregiudizi si deve immergersi, infatti, per credere che le nazioni europee, forgiate nel corso dei secoli da innumerevoli sforzi e dolori, ognuna con la sua geografia, storia, lingua, le sue tradizioni, istituzioni, può cessare di essere se stessi e formarne un unica ?
A quale viste sommarie soddisfa il confronto, spesso brandito da ingenuo, tra ciò che l'Europa dovrebbe fare e ciò che hanno fatto gli Stati Uniti, mentre si sono creati da zero su un nuovo terreno da ondate successive di coloni sradicati ? Per i sei, in particolare, come possiamo immaginare che i loro obiettivi esterni improvvisamente diventano comuni, mentre loro origine, situazione, e ambizione, sono molto diversi? "





Mémoires d'espoir 1970

traduzione Gigi Houille



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